Questo saggio di storia della critica, avvincente e ricco di scoperte e di sorprese quasi come un’indagine poliziesca, percorre sentieri piuttosto insoliti, al confine tra filologia, antropologia e teoria del cinema, raggiungendo risultati del tutto inaspettati che marcano una svolta e un punto di non ritorno negli studi pasoliniani. In questo libro si dimostra ad esempio che:
- Pasolini, in realtà, non pensava affatto ai suoi film come a film “di poesia”.
- Che di questi film, paradossalmente, molte scene unanimamente indicate da tutti come fondamentali, non sono in realtà state analizzate da nessuno.
- Che dietro al “sistema” semiologico di Empirismo Eretico si nasconde un “sistema” antropologico.
- Che i veri precedenti di Pasolini si trovano in Pavese e negli autori pubblicati dalla famosa Collana Viola.
- Che all’origine dell’incomprensione e del disinteresse dimostrato dalla critica per questi film da oltre 30 anni, c’è il tentativo, sbagliato in partenza, di leggerli in chiave ideologica invece che antropologica.
- Che certe opere di Pasolini hanno così finito con l’essere comprese molto meglio da non specialisti di cinema che dai critici cinematografici veri e propri.
- Che tracciando una storia di questo malinteso si riesce a tracciare un quadro, molto più ampio, di storia culturale italiana dagli anni’60 ai giorni nostri.
- Che alla fin fine, per una approfondita comprensione di queste opere, sarebbe bastato leggere con più attenzione quello che Pasolini stesso scriveva.
- Che la figura di Apollo e il concetto di noumeno possono essere molto utili per una migliore comprensione di queste opere; ma anche, viceversa, che queste opere ci possono aiutare a comprendere meglio Apollo e il noumeno.
- Che, in ultima analisi, questi film sono autentiche riproposizioni del mito e del sacro in un senso assai più pregnante di quanto comunemente non si intenda.
Quest’indagine vi condurrà passo passo fino a scoprire la natura più profonda e selvaggia della visione cinematografica.