L’occasione di questa poesia fu quanto mai banale, eppure la ricordo ancora distintamente. Camminavo verso casa in un rovente giorno d’Estate. Era Agosto – il mese che tradizionalmente la mia famiglia passava al mare. Incrociai una bambina dagli occhi azzurrissimi – come il mare. Aveva un’aria imbronciata e pensierosa, quasi assorta, che mi parve rispecchiare i miei pensieri e le mie nostalgie. Fu un attimo: io continuai per la mia strada e lei per la sua – ma nella mia fantasia intrecciai un dialogo, dove io ero il Messere e dove lei si faceva portatrice dei miei pensieri.
Datazione incerta, primi anni ’90
Il colore d’un mare d’autunno
riempiva gli abissi,
e degli scogli il dolore
lavava d’un suono sommesso:
Messere, scusate…
ma quando sarò come voi,
che mi resterà
di queste sere estive
e di quei giochi,
che mi fanno smarrire
e siamo tutti fratelli?
Dolce bambina mia…
sii felice, ché ti resterà
un’impressione d’incanto,
e il vago ricordo
di una vita più intensa…
Ti resterà negli occhi
questo prezioso pensiero di pianto,
colore d’un mare d’autunno.