Non tutti i boschi son foreste degne di elfi, gnomi e draghi. Certi boschi sono soprattutto macchie, luoghi di decomposizione – in cui però la vita bolle in potenza come dentro a una pentola a pressione. Ricordo bene il bosco in questione (lungo il torrente Brasimone all’uscita dal Bacino Piccolo, sotto a Castiglione dei Pepoli: all’epoca poco più di una fogna a cielo aperto, purtroppo). Non ricordo la vecchia motrice però – certo non era lì. Forse solo frutto della mia immaginazione.
Odi l’affanno del bosco:
i pini le liane,
l’alga che rode la ghisa.
Odi l’affanno del bosco:
le membra squassate,
il muso affogato di stoppie,
a questa vecchia motrice
che perse il vapore in un giorno di Maggio:
sentine l’ansito,
senti che ’l tiro può ancora fischiare.
Assaggiane l’ombra pensando il tuo mare,
suonando le mani un fitto fre-free:
senti gli sbuffi, lo streben, l’abbrivio,
sentiti in capo il berretto:
un binario ti porta lontano,
tinto di nero, il carbone, la mano…
Datazione incerta. Prima metà anni ’90